Carcinoma renale avanzato o metastatico: il trattamento con la combinazione Ipilimumab e Nivolumab riduce il rischio di mortalità del 37%, rispetto alla terapia standard a base di Sunitinib


La combinazione di Ipilimumab ( Yervoy ) e Nivolumab ( Opdivo ) è efficace nel trattamento del carcinoma renale avanzato o metastatico in prima linea, cioè in pazienti non-trattati in precedenza.

Lo studio di fase III CheckMate -214 è stato interrotto anticipatamente. Lo studio ha infatti raggiunto l’endpoint co-primario e la combinazione di Ipilimumab e Nivolumab ha dimostrato una sopravvivenza globale superiore rispetto a Sunitinib ( standard attuale di cura; Sutent ), nei pazienti a rischio intermedio e sfavorevole.
La combinazione dei due farmaci ha anche raggiunto un endpoint secondario di migliore sopravvivenza globale rispetto a Sunitinib in tutti i pazienti randomizzati.

Sulla base di una analisi ad interim pianificata, un Data Monitoring Committee ( DMC ) ha raccomandato l’interruzione anticipata dello studio.

Un terzo dei pazienti arriva alla diagnosi in stadio avanzato metastatico e in un terzo la malattia si sviluppa nella forma metastatica dopo l’intervento chirurgico.
Solo il 30% dei casi guarisce grazie alla sola chirurgia.
Pertanto, la disponibilità della combinazione di Ipilimumab e Nivolumab per il trattamento in prima linea della malattia metastatica potrebbe rappresentare un decisivo passo in avanti.

Nello studio presentato al Congresso ESMO ( European Society of Medical Oncology ) la combinazione di Ipilimumab e Nivolumab e ha infatti evidenziato in prima linea un netto miglioramento dei benefici clinici rispetto a Sunitinib, con una riduzione del rischio di mortalità del 37%.
La risposta obiettiva è quasi raddoppiata ( 42% vs 27% ) e la sopravvivenza libera da progressione ha raggiunto 11.6 mesi con la combinazione versus 8.4 mesi con il solo Sunitinib.

Ipilimumab è un anticorpo monoclonale diretto contro CTLA-4, un recettore proteico di membrana espresso dai linfociti T citotossici.
Quando i ligandi come B7-1 o B7-2 ( espressi da altre cellule immunitarie ) interagiscono con CTLA-4 sui linfociti T citotossici, questi ultimi vengono inibiti.
Ipilimumab è stato progettato per legare il CTLA-4: questo legame impedisce l'interazione tra CTLA-4 e i suoi ligandi, quindi blocca la segnalazione inibitoria sui linfociti T citotossici.
Pertanto, i linfociti T citotossici possono proliferare ed infiltrare i tumori dove possono aggredire in gran numero le cellule tumorali.

Nivolumab è un anticorpo monoclonale che si lega a un recettore denominato PD-1, che è presente su certe cellule del sistema immunitario, denominate cellule T.
Le cellule tumorali possono produrre proteine ( PD-L1 e PD-L2 ) che si legano a questo recettore e bloccano l’attività delle cellule T, impedendo loro di attaccare il tumore.
Legandosi al recettore, Nivolumab impedisce alle PD-L1 e PD-L2 di bloccare le cellule T, aumentando quindi la capacità del sistema immunitario di distruggere le cellule cancerogene. ( Xagena_2017 )

Fonte: ESMO Meeting, 2017

Xagena_Medicina_2017