Osteonecrosi della mandibola nei pazienti oncologici: Denosumab comporta maggiore rischio rispetto all’Acido Zoledronico


Anche se l'osteonecrosi della mandibola si verifica raramente nei pazienti con tumore trattati con Denosumab ( Xgeva ), la percentuale sembra aumentare nel tempo in alcuni sottogruppi.

Nel complesso, il 2% dei pazienti trattati con Denosumab ha sviluppato necrosi della mandibola, che non differisce in modo significativo dall'incidenza dell’1.45% osservata per l'Acido Zoledronico ( Zometa ).

Tuttavia, l'osteonecrosi si è verificata circa 2 volte più spesso tra i pazienti con tumore al seno o alla prostata trattati con Denosumab rispetto ai pazienti che avevano altre neoplasie solide o mieloma multiplo.

La maggiore durata del trattamento potrebbe spiegare i tassi più elevati nei pazienti con cancro della mammella e della prostata.

L'osteonecrosi della mandibola è riconosciuta come un potenziale effetto negativo della terapia anti-riassorbimento in pazienti con neoplasie solide o mieloma e coinvolgimento osseo.

Una recente analisi di tre grandi studi randomizzati ha suggerito un'incidenza simile nei pazienti trattati sia con Acido Zoledronico sia con Denosumab.
I tre studi erano stati elaborati in modo simile, e hanno riguardato 5.700 pazienti con metastasi ossee da tumori solidi o mieloma, e almeno una lesione ossea di tipo litico.
I pazienti erano stati randomizzati ad Acido Zoledronico o Denosumab e l'endpoint primario era il tempo a un primo evento scheletrico correlato.

L'analisi integrata di tutte e tre gli studi ha dimostrato una superiorità complessiva di Denosumab.
Analisi separate hanno dimostrato la superiorità di Denosumab tra i pazienti con cancro al seno o alla prostata e la sua non-inferiorità rispetto all'Acido Zoledronico in pazienti con altre neoplasie solide o mieloma.

Sebbene la necrosi della mandibola sia una complicanza rara in ambito oncologico, i pazienti che la sviluppano hanno poche opzioni di trattamento efficaci, essendo auspicabile evitare l'uso di farmaci anti-riassorbimento.

L'analisi ha incluso i dati di un follow-up esteso dei tre studi clinici.
I ricercatori si sono focalizzati sul numero dei casi di osteonecrosi della mandibola riportati da ogni studio e sull'esposizione al trattamento.

Gli studi sul tumore al seno e alla prostata hanno prodotto un'identica e statisticamente significativa riduzione del 18% del rischio di evento scheletrico correlato nei pazienti trattati con Denosumab ( P=0.01, P=0.008, rispettivamente ).

La sperimentazione che ha coinvolto pazienti con altri tumori solidi o mieloma ha mostrato una riduzione del 16% nel rischio di evento scheletrico correlato ( P=0.06 ).

Cumulativamente, i tre studi hanno mostrato un’incidenza di osteonecrosi della mandibola dell’1.74%.

Nello studio che ha incluso pazienti con mieloma, il trattamento con Denosumab è risultato associato a un'incidenza dell’1.14%, mentre i pazienti dello studio con cancro alla mammella hanno presentato un'incidenza del 2.55% e quelli nello studio con tumore della prostata un'incidenza del 2.33%.

Al contrario, il tasso per l'Acido Zoledronico è risultato simile nei 3 studi.

Nel complesso, il trattamento con Denosumab è risultato associato a un rischio di osteonecrosi della mandibola di 1.41 rispetto all'Acido Zoledronico, una differenza non-significativa ( P=0.09 ).
Tuttavia, i pazienti con cancro al seno e alla prostata hanno avuto un rischio maggiore del 60% se trattati con Denosumab rispetto al bisfosfonato ( RR=1.60, P=0.04 ).

Considerando tutti e tre gli studi insieme, i pazienti hanno avuto un'esposizione leggermente superiore a Denosumab ( 13 contro 12 ).
Tuttavia, il gruppo di pazienti con tumore al seno o alla prostata ha avuto un'esposizione più di 2 volte superiore alla terapia anti-riassorbimento rispetto ai pazienti che avevano altre neoplasie solide o mieloma ( 15 contro 7 ).

In aggiunta alla maggiore esposizione nel trattamento, la più potente attività anti-riassorbimento di Denosumab rispetto all'Acido Zoledronico potrebbe aver contribuito alla maggiore incidenza nei pazienti con tumore al seno o alla prostata. ( Xagena_2011 )

Fonte: International Conference on Cancer-Induced Bone, 2011



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