Studio KEYNOTE-006: Pembrolizumab versus Ipilimumab nel trattamento dei pazienti con melanoma avanzato inoperabile allo stadio 3 o 4


KEYNOTE-006 è uno studio di fase III globale, in aperto, randomizzato, pilota, su pazienti con melanoma avanzato inoperabile allo stadio 3 o 4, che erano naïve a Ipilimumab e che non avevano più di una terapia sistemica principale impostata.
I pazienti hanno ricevuto Pembrolizumab ( Keytruda ) 10 mg/kg ogni due settimane ( n=279 ), Pembrolizumab 10 mg/kg ogni tre settimane ( n=277 ) o quattro cicli di Ipilimumab ( Yervoy ) 3 mg/kg ogni tre settimane ( n = 278 ).

I risultati hanno fornito anche dati su endpoint addizionali di tasso di risposta globale e sopravvivenza libera da progressione basati su sei mesi di follow-up aggiuntivo ( follow-up mediano di 13.8 mesi ).

I risultati hanno mostrato che i tassi di sopravvivenza libera da progressione per Pembrolizumab a 12 mesi erano due volte maggiori rispetto a Ipilimumab ( 37.7% nella coorte sottoposta a Pembrolizumab ogni due settimane e 36.3% in ogni gruppo con Pembrolizumab ogni tre settimane, in confronto al 17.2% con Ipilimumab ( rispettivamente, hazard ratio, HR=0,60 [ IC 95% : 0.49, 0.74 ] e HR=0,59 [ IC 95%: 0.48, 0.73 ] ).

Inoltre, il tasso di risposta globale è stato del 36.2% e 36.1% nei pazienti che avevano ricevuto Pembrolizumab, rispettivamente, ( IC 95%: 30.6-42.1 ), e ( IC 95%: 30.4-42.1 ), in confronto con il 12.9% per Ipilimumab ( IC 95%: 9.2-17.5 ).

Non si sono verificate decessi legate al trattamento nel braccio Pembrolizumab e non ci sono state morti legate al trattamento nel braccio Ipilimumab, a eccezione di una che era stata precedentemente riportata.

Gli eventi avversi correlati al trattamento di grado 3-5 si sono dimostrati inferiori per Pembrolizumab rispetto a Ipilimumab; il 15.1% e il 12.6% dei pazienti che avevano ricevuto Pembrolizumab ogni due ed ogni tre settimane hanno sperimentato, rispettivamente, eventi avversi di grado 3 e 4, rispetto al 19.9% di quelli che avevano ricevuto Ipilimumab.

Gli eventi avversi immuno-mediati correlati al trattamento sono risultati compatibili con i dati di sicurezza precedentemente riportati per Pembrolizumab e includevano ipotiroidismo, ipertiroidismo, colite, epatite, ipofisite, polmonite, diabete mellito, uveite, miosite e nefrite.

E' stata effettuata una analisi prespecificata dei risultati concernenti la qualità di vita legata alla salute ( health-related quality of life, HRQoL ) riportata dai pazienti, basata su parametri quali il funzionamento fisico, emotivo, cognitivo e sociale ( basati sul Questionario di Base sulla Qualità di Vita dell’Organizzazione Europea per la Ricerca e il Trattamento del Cancro, European Organization for Research and Treatment of Cancer, EORTC ).
Lo studio ha dimostrato che la HRQoL si è mantenuta a un livello più elevato con Pembrolizumab rispetto a Ipilimumab – le variazioni rispetto al livello di partenza alla settimana 12 ( differenza in minimi quadrati ) per Pembrolizumab era, rispettivamente, -2.3 ( IC 95%: da -5.21 a 0.62 ) per il gruppo delle due settimane e -2.6 ( IC 95%: da -5.44 a 0.23 ) per il gruppo delle tre settimane, rispetto al -9.9 ( IC 95%: da -13.1 a -6.72 ) per il braccio Ipilimumab.

Inoltre, Pembrolizumab è risultato associato a un miglior profilo sintomatologico. I pazienti nel braccio Pembrolizumab hanno presentato un minore incremento rispetto ai livelli di base in termini di astenia, dolore, dispnea, inappetenza e diarrea, dati che indicano che nonostante questi sintomi peggiorassero con Pembrolizumab, lo facevano a un grado inferiore rispetto a Ipilimumab.
Pembrolizumab ha dimostrato anche un miglioramento rispetto ai livelli di partenza in termini di nausea, vomito e insonnia, laddove questi sintomi peggioravano con Ipilimumab. ( Xagena_2015 )

Fonte: Merck ( MSD ), 2015